Da addetti ai lavori della SEO, quando leggiamo “Solo il 12% dei link citati dagli assistenti AI compaiono nei top 10 di Google”, rimaniamo molto colpiti, ma il dato è reale: in uno studio condotto da Ahrefs su 15000 query, solo il 12% dei link citati da ChatGPT, Gemini e Copilot apparivano tra i primi dieci risultati di Google per la stessa ricerca. E ancor meno accade con Bing (circa 10 %). Tra questi, Perplexity si distingue con circa il 28,6 % dei suoi riferimenti che si collocano nel top 10 Google, ma gli altri AI restano abbastanza distanti (Ahrefs).
Questa differenza ci suggerisce che gli assistenti AI non si limitano a “ricopiare” i risultati classici, ma operano in modo diverso. L’articolo spiega che questi sistemi tendono a usare una tecnica chiamata “query fan-out”, cioè avviano ricerche su molte variazioni della query e poi uniscono i risultati con metodi come il Reciprocal Rank Fusion, centrando le fonti che emergono più spesso. In effetti, citano spesso link che magari non compaiono affatto nella “SERP tradizionale”.
Da un altro studio Ahrefs emerge invece una correlazione moderata tra posizione nei risultati organici e presenza nelle AI Overview: la Spearman correlation è di circa 0,347. Vale a dire: un sito posizionato primo ha circa il 50 % di chance di comparire nei primi tre risultati citati da Google AI Overview, ma non è una certezza, anzi ci sono molte variazioni.
Se veniamo citati avere ranking elevati aiuta anche a essere collocati più in alto nell’AIO, la correlazione tra ranking organico e posizione nella citazione è leggermente più alta (circa 0,445). Quindi la SEO tradizionale serve ancora, ma non basta da sola a garantirsi visibilità nelle varie manifestazioni delle AI.
Approfondendo il fenomeno con un’occhiata al contesto più ampio, scopriamo che Google AI Overviews riduce drasticamente i click verso i risultati organici. Lo studio di Ahrefs evidenzia un calo del 34,5 % nel CTR della prima posizione quando compare un AI Overview (Search Engine Land). Un’analisi indipendente di Amsive conferma trend simili, con una media di -15,5 % su non-brand queries, e punte drammatiche vicino al -37 % quando AIO e featured snippet coincidono (Search Engine Land).
Questo ci porta a riflettere: se i nostri contenuti si posizionano bene ma non compaiono nelle Overview AI, rischiamo di perdere traffico anche quando raggranelliamo ranking organici. È un paradigma che richiede attenzione.
Ci arriva un duplice messaggio: da un lato, la SEO tradizionale rimane cruciale. Perché sì, le chance di essere citati aumentano con la posizione organica, e quando citati, probabilmente appariremo in alto nella Overview. Dall’altro lato, c’è un’importante opportunità ad inseguire: dare ai modelli AI qualcosa di nuovo da raccontare.
Se gli assistenti AI usano meccanismi come il fan-out, allora contenuti che affrontano la stessa tematica da più angoli, o con una prospettiva unica, possono “spiccare” più delle solite fonti consolidate. È il momento di puntare su approfondimenti esclusivi, dati freschi e contestualizzazioni che una mera aggregazione non offre.
Personalmente, ricordo quando cercavamo di spiegare la SEO ai nostri clienti con un linguaggio tecnico e poco originale, ricordo le facce perplesse, nella migliore delle ipotesi ci dicevano “va bene fate voi”. Poi abbiamo rivisto l’approccio, integrando esempi reali di campagne sui nostri clienti, casi pratici e brevi aneddoti migliorando anche il contributo del cliente alla campagna.
È proprio questa “umanità” che può risultare più efficace anche agli occhi dei modelli AI, che faticano a distinguere l’originalità del contesto.
Ci sono situazioni in cui, nonostante un articolo sia ben posizionato nella SERP, non finisce mai nei risultati generati da strumenti AI. Probabilmente va arricchito con note sul processo decisionale, riflessioni sul metodo usato e riferimenti pratici che altri non hanno. In questo modo dovremmo vedere una leggera crescita nelle citazioni AI, anche se il ranking organico non è detto che cambi.
Questo ci insegna che serve un lavoro a due vie: mantenere alta la qualità SEO (parole chiave, E-E-A-T, struttura dei contenuti), ma a questo affiancare riflessioni, dettagli operativi, storytelling professionale, cose che possano essere scelte dai modelli anche fuori dai circuiti della SERP classica.
Chiudiamo questa riflessione pensando al nostro lavoro quotidiano nel Digital Marketing e nella SEO. Ecco una sintesi ragionata, che riflette quanto emerso: