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Pubblicato: 13 Gennaio 2008 - Categoria: Web Marketing

Indice articoli

I dati sul numero di “utenti” dell’internet, in tutto il mondo, sono imprecisi, poco attendibili e quasi sempre esagerati. Ma sembra credibile che il numero di persone online in Italia si possa collocare (secondo diversi criteri di frequenza d’uso) fra i 13 e i 18 milioni. Con una tendenza a crescere che da parecchi anni, e in particolare dal 1998, è continua nel tempo – ma dal 2001 è meno veloce.

statistiche internet

Dati sull’internet in Italia

A cura di Giancarlo Livraghi

Analisi aggiornate al 12 giugno 2007
(i dati più recenti sono di maggio)

 
I dati “quantitativi” sull’internet in Italia,
basati sul hostcount e confrontati
con quelli di altri paesi, si trovano
nelle analisi europea e internazionale

Qui ci sono dati sulle caratteristiche
e sul comportamento delle persone
che si collegano alla rete in Italia
(e in un suppemento alcuni confronti
con altri paesi dell’Unione Europea)

 

Alcune annotazioni sulla rilevanza dei dati

In tutte le ricerche “demoscopiche” ci sono problemi di interpretazione e di significatività dei dati, che non derivano solo dalla validità statistica del “campione” ma anche (spesso in misura più rilevante) dal modo in cui è condotta la ricerca. Un fatto noto a chi ha esperienza di ricerche è che «fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, anzi l’oceano», come osservato dal presidente di un grande istituto di ricerca. Cioè c’è una differenza, che può essere più o meno grande, fra ciò che le persone dicono di fare e ciò che effettivamente fanno. Non si tratta di intenzionali bugie. Ci possono essere vari modi di interpretare una domanda, e quindi di rispondere; soprattutto c’ una notevole differenza fra le percezioni (ciò che una persona crede, o vuol credere, di fare) e i comportamenti reali. Il risultato è che i dati di ricerca possono essere inferiori alla realtà quando si tratta di comportamenti che la persona intervistata considera in modo negativo – e spesso sono esagerati quando si tratta di attività che si considerano doverose o desiderabili.

 

Nel caso di un argomento di cui si è parlato molto, che per anni è stato “di moda”, e di cui molti hanno voluto dissertare avendone scarsa esperienza, come l’internet, c’è spesso un fattore di esagerazione (il “dire” è più del “fare”) che è difficile misurare. Si notano spesso forti differenze, sullo stesso parametro, fra ricerche diverse. Questo non è sorprendente e dipende dalle metodologie. Il fattore di esagerazione è tanto più forte quanto meno approfondita è la tecnica di intervista e quanto meno precisi sono i controlli. Per esempio le ricerche telefoniche danno abitualmente risultati più “gonfiati” di quelle svolte con interviste personali.

 

 

 

Perciò è ragionevole supporre che i dati sul numero di “utenti” internet siano quasi sempre sbagliati “per eccesso” – anche se, con la crescita dell’esperienza e l’aumento delle quantità il fattore di errore tende a diminuire.

 

Ci possono essere fattori di errore anche nelle analisi all’interno del totale (per categorie di persone e attività) – per esempio è probabile che gli “utenti” più esperti diano risposte meno imprecise. Ma “a grandi linee” la suddivisione proporzionale in categorie è più credibile e significativa delle “cifre assolute”. Possono essere significative anche le variazioni nel tempo, a condizione che la “fonte” sia la stessa e la metodologia di indagine non sia cambiata.


 

Chi usa l’internet in Italia

I dati sul numero di “utenti” dell’internet, in tutto il mondo, sono imprecisi, poco attendibili e quasi sempre esagerati. Ma sembra credibile che il numero di persone online in Italia si possa collocare (secondo diversi criteri di frequenza d’uso) fra i 13 e i 18 milioni. Con una tendenza a crescere che da parecchi anni, e in particolare dal 1998, è continua nel tempo – ma dal 2001 è meno veloce.

Come sempre... ci sono stime discordanti. Tuttavia è interessante notare che le differenze sono meno accentuate oggi di quanto fossero alcuni anni fa. Questo può dipendere dal fatto che i metodi di ricerca sono migliorati con l’esperienza, ma è anche dovuto alla maggiore diffusione della rete – quindi non solo a una base statistica più ampia ma anche a una migliore capacità delle persone di definire il proprio comportamento.

Sono abbastanza vicine fra loro le rilevazioni di alcune fra le fonti più attendibili: fra 15 e 16 milioni di persone collegate “almeno una volta al mese” in base ai dati disponibili fino al maggio 2007. Una valutazione “allargata” a un uso meno frequente arriva a 17 milioni. Non hanno credibilità né significato alcune stime, incautamente diffuse, che arrivano a cifre balzane come 24 milioni. (Non è irrealistico affermare che più di venti milioni di persone in Italia “possono disporre” di un collegamento all’internet – ma, come vedremo più avanti, ciò non significa che lo usino).

L’analisi per categorie demografiche dimostra che, rispetto a cinque o sei anni fa, la situazione è sostanzialmente cambiata. L’internet in Italia non è ancora “per tutti”, ma non è più “per pochi” – e c’è una tendenza talvolta discontinua, ma solida e durevole, a un uso sempre più diffuso della rete.

L’evoluzione non è costante né omogenea. Per esempio nel 2001 (non solo in Italia) c’è stato un rallentamento – nel 2002-2003 si sono rilevati periodi di stasi, o anche di diminuzione, dei collegamenti alla rete, che non sono sempre riconducibili alle abituali oscillazioni stagionali. Sembra che dalla seconda metà del 2003 ci sia una nuova fase di crescita, meno veloce (in proporzione) che nel 1998-2000, ma con una tendenza di sviluppo più forte di qualsiasi altro strumento di informazione e comunicazione.


Le analisi di Eurisko mi sembrano particolarmente rilevanti, anche perché permettono un confronto diretto con i dati della stessa fonte pubblicati in questo sito otto anni fa – e con una serie storica che ho avuto la possibilità di seguire regolarmente nel tempo. Brevi riassunti della situazione in anni recenti sono stati pubblicati nella rubrica Il mercante in rete nel febbraio 2002, febbraio 2004, luglio 2005 e gennaio 2007.

Secondo i dati rilevati da questo istituto nel 2006 il numero totale di persone che accedono alla rete in Italia, anche occasionalmente, sarebbe salito a oltre 17 milioni, che si riducono a circa 16 se si escludono gli accessi in situazioni esterne, come corsi di formazione, presso amici, in biblioteca o “bar” – e a meno di 13 se si considerano le persone che dicono di collegarsi “almeno una volta alla settimana”. Sono fra i 4 e i 5 milioni le persone che dicono di usare l’internet tutti i giorni.

Il numero totale di “utenti dal lavoro, da casa o da scuola” nell’ottobre 2006 era aumentato del 18 % rispetto all’ottobre 2005. Nei mesi successivi, fino al’aprile 2007, nonostante una crescita in maggio, l’ancamento appare meno veloce. Solo in una prospettiva più lunga potremo capire se si tratta di una “fase temporanea” o se lo sviluppo sta rallentando. Poiché ci stiamo avvicinando alla stagione estiva, potrebbe non esserci un’interpretazione significativa della tendenza prima dell’autunno 2007.

Indicazioni analoghe risultano da altre fonti. Per esempio secondo una ricerca del Censis nel 2005 il 36 % degli italiani dai 14 anni in su diceva di usare l’internet e il 20 % di farlo “almeno due o tre volte alla settimana” – con un notevole aumento rispetto a 20 % in totale e 12 % uso “abituale” nel 2001. Secondo dati più recenti della stessa fonte (2006 – rilevati con una metodologia diversa) gli italiani che usano la rete sono, in totale, il 40 % della popolazione – quelli che la usano “almeno tre o quattro volte alla settimana” sono il 28 %, “tutti i giorni” il 22 %.

Se lo sviluppo nei prossimi anni continuasse con l’andamento attuale, il totale di persone in Italia che usano “anche occasionalmente” la rete supererebbe i 20 milioni entro due anni e in cinque annni arriverebbe a 30 milioni. Ogni previsione, ovviamente, è azzardata, perché l’evoluzione può cambiare – secondo gli sviluppi delle risorse disponibili e dei modi di utilizzo.

I fattori in gioco sono molti e complessi. Potrebbero esserci nuovi e imprevedibili rallentamenti – mentre un “salto di qualità” nei contenuti e dei servizi, e la diffusione di una più seria e concreta cultura della rete, potrebbero innescare sviluppi capaci di andare molto oltre le dimensioni oggi prevedibili.

Comunque, una cosa è chiara: l’andamento dell’internet in generale, e particolarmente nei paesi più evoluti, indica che siamo lontani da un’ipotetica “soglia di saturazione”.

Intanto la crescita continua, anche se ha avuto alcune fasi di rallentamento, come vediamo in questo grafico che riassume l’evoluzione, su base semestrale, dal 1997 al 2006.

 

“Utenti” internet in Italia 1997-2006
Numeri in migliaia

crescita

I dati su cui si basa questo grafico sono un po’ diversi
da quelli della stessa fonte che vedremo più avanti.
In questo caso la definizione di “utente” è molto estesa.
Si riferisce a persone che “dicono di essersi collegate
almeno una volta negli ultimi tre mesi”.

 

Si nota una differenza fra l’uso “domestico” e quello “dal lavoro”. In passato la rete in Italia si era sviluppata soprattutto negli uffici (fino al 1998 anche l’uso “da scuola” era superiore a quello “da casa”). Dall’inizio del 2000 si era esteso di più ’uso nelle famiglie. Dalla seconda metà del 2003 alla fine del 2005 si era rilevata una tendenza diversa, con una maggiore crescita dei collegamenti dall’ufficio (che recuperavano il terreno perduto in periodi di stasi o di diminuzione). Sembra che in un periodo più recente ci sia, di nuovo, un più forte sviluppo dell’uso “da casa”.

La crescita generale ha avuto alcune fasi di minore velocità, ma nel complesso è tutt’altro che “lenta”, come è confermato anche da altre fonti. Vedremo, poco più avanti, che la frequenza d’uso aumenta più velocemente del numero totale di persone che usano la rete.


Comunque l’evoluzione è continua. I dati complessivi sono la “somma algebrica” di tendenze contrastanti: alcuni iniziano o aumentano la loro attività online, mentre altri la interrompono o la riducono. Anche indipendentemente dalla velocità di crescita totale, il quadro è sempre in continuo cambiamento.

È evidente che non c’è mai stata alcuna “crisi dell’internet”. La natura confusa e bizzarra delle più diffuse informazioni e commenti sulla rete è stata ed è un motivo di perplessità e confusione. Promesse esagerate portano a inevitavili delusioni. E ci sono altre cause di disorientamento. Eccessiva enfasi su rischi e pericoli. Continue contraddizioni fra entusiasmi esagerati e altrettanto ingiustificati piagnistei. Eccessiva enfasi su “mode” e futulità che distraggono dai valori più importanti. Frequenti esaltazioni di soluzioni tecniche mirabolanti che per la maggior parte delle persone sono inutili o fastidiose. L’assurda insistenza sul falso concetto che per usare l’internet siano necessari computer complessi e costosi o collegamenti ad alta velocità o altre particolari risorse tecniche. Eccetera...

Il grafico che segue indica linee di tendenza basate sulle rilevazioni di Eurisko dal gennaio 2001 al maggio 2007. I dati si riferiscono a “utenti” relativamente “abituali” (cioè persone che dicono di essersi collegate all’internet “almeno una volta negli ultimi 7 giorni”).

 

“Utenti” internet in Italia
gennaio 2001 – maggio 2007

Numeri in migliaia

2001-2007

Nonostante le oscillazioni (non solo stagionali) si conferma una tendenza in crescita. Per la prima volta nell’aprile 2005 il numero totale di persone che dicono di essersi collegate “negli ultimi sette giorni” aveva superato i dieci milioni – e in novembre undici. Nel maggio 2006 era salito a dodici, in ottobre era più alto, con un “massimo storico” rispetto a tutti i periodi precedenti.

Come sempre, anche nel 2006 si era rilevata una diminuzione nei mesi estivi (ma, come vedremo più avanti, si tratta di minore frequenza più che di “non uso” della rete). Sembra che dal settembre 2006 lo sviluppo sia un po’ incerto, a livelli un po’ più alti degli anni precedenti nell’uso “domestico”, ma non nei collegamenti dal luogo di lavoro. Un “improvviso” aumento nel maggio 2007 non è sufficientemente significativo per poter tracciare una tendenza. Dopo una probabile diminuzione stagionale da giugno a settembre, solo nei mesi successivi si potrà valutare la situazione in modo più coerente.


L’uso della rete dal luogo di lavoro, che aveva avuto alcune diminuzioni, seguite da una lunga fase statica, sembrava in ripresa dall’autunno 2003. Anche nella prima metà del 2006 era cresciuto più velocemente dell’uso da casa. Per la prima volta nell’aprile 2006 il numero di persone che si collegano dall’ufficio aveva superato i cinque milioni. Un nuovo “massimo storico” si era registrato nel maggio 2006, ma nei dodici mesi seguenti non è mai stato superato. Lo sviluppo dopo la scorsa estate – nel settembre-dicembre 2006 e nei primi mesi del 2007 – appare più debole.

Nel maggio 2007 rispetto a un anno prima, in base a questo criterio, la crescita dei collegamenti è del 6 % in totale e 14 % da casa, mentre sembra diminuito l’uso dal luogo di lavoro. Anche da questo punto di vista, per una percezione più chiara delle tendenza dovremo attendere fino all’ autunno.

Si conferma, comunque, che continua a crescere la diffusione della rete in Italia – con uno sviluppo talvolta discontinuo, ma tendenzialmente rilevante nel medio-lungo periodo. Nell’ultimo trimestre del 2006 il totale era raddoppiato rispetto al gennaio 2001.

Se osserviamo la tendenza, nel periodo più recente, in base alla stessa fonte, ma secondo un concetto più esteso di “utenti” (persone che dicono di essersi collegate “almeno una volta negli ultimi 30 giorni”) questo è l’andamento dall’aprile 2004 al maggio 2007.

 

“Utenti” internet in Italia
aprile 2004 – maggio 2007

Numeri in migliaia

2004-2007

 

L’evoluzione è un po’ diversa da quella dell’uso “frequente”, con minori oscillazioni stagionali. Ma, anche da questo punto di vista, sembra che ci sia stata una crescita dopo la “fase estiva” nel 2006, con un “massimo storico” in ottobre superiore a tutti i periodi precedenti nell’uso totale e nei collegamenti da casa, seguita da una stasi negli ultimi due mesi del 2006 e nei primi quattro del 2007. (Come già osservato, la crescita del tolate e dell’ uso da casa nel maggio 2007 è un episodio insufficiente per potere tracciare una tendenza). La fase appare particolarmente debole nell’ uso della rete dal luogo di lavoro.

Secondo questo criterio nel maggio 2007 si rileva un aumento, rispetto a un anno prima, del 4 % in totale e 8 % da casa, mentre sembrano diminuiti i collegamenti dall’ufficio. L’uso da scuola appare cresciuto del 10 % rispetto al maggio 2006.

Insomma, sembra che negli ultimi sette mesi lo sviluppo sia debole, specialmente nell’uso dal luogo di lavoro. Ma, come già osservato, è probabile che una valutazione significativa delle tendenze non si possa definire prima di aver visto le evoluzioni che seguiranno alla “fase estiva”. In una prospettiva un po’ più estesa nel tempo, il totale è aumentato del 24 % in tre anni (rispetto all’aprile 2004).


Sono bizzarre le dichiarazioni “trionfalistiche” diffuse il 23 aprile 2007 in seguito a un comunicato di Nielsen NetRatings che rilevava un aumento del 2 % in marzo ripetto a febbraio e del 5 % rispetto al marzo 2006. È sostanzialmente una “non notizia”. A parte il fatto che, nello stesso mese, altri dati segnalavano una diminuzione, due punti percentuali di differenza sono probabilmente al di sotto del margine di errore statistico. Cinque in un anno sono una crescita elevata in confronto ad altri indicatori economici e sociali, ma relativamente deboli rispetto alla crescita in altri paesi e a quella in Italia in periodi precedenti.

 

Secondo i dati Nielsen NetRatings diffusi il 12 giugno 2007 da Enid Burns su “clickz” questa era la situazione in dieci paesi nell’aprile 2007 per numero di persone che si collegano all’internet (dati in “cifra assoluta” – esclusi, per leggibilità del grafico, gli Stati Uniti che, secondo questa fonte, hanno 150 milioni di persone online).

 

“Utenti” internet in 9 paesi
Numeri in milioni

9 paesi

L’attendibilità di questi dati è sempre dubbia, specialmente nei confronti internazionali, ma possiamo sperare che, poiché provengono dalla stessa fonte, non ci siano troppe differenze nei metodi di rilevazione. Vediamo nel prossimo grafico gli stessi dati come percentuali sulla popolazione (compresi gli Stati Uniti).

“Utenti” internet in 10 paesi
Percentuali sulla popolazione

10 paesi

Questa fonte continua a rilevare dati simili, rispetto alla popolazione, in Gran Bretagna e in Germania (mentre da altre statistiche risulta una notevole differenza). Sembra che l’Italia, dal 2006, abbia una crescita meno veloce rispetto alla Francia e alla Spagna (appare confermato anche da altre fonti, benché con dati diversi da questi).

Un comunincato diffuso da Comscore il 4 giugno 2007 offre una valutazione del numero di persone (dai 15 anni in su) collegate all’internet nell’aprile 2007 in 16 paesi europei più gli Stati Uniti. Secondo questa fonte ci sono 221 milioni di persone online in Europa rispetto a 157 negli Stati Uniti (121 e 114 milioni, rispettivamente, la “media quotidiana”).

 

“Utenti” internet in 16 paesi
Numeri in milioni

16 paesi
La parte più scura delle barre rappresenta l’uso “frequente”

Questa è la suituazione vista in un graficio a “torta” .

 

“Utenti” internet in 16 paesi

16 paesi

Mancano in questa analisi alcuni paesi dell’Europa orientale che hanno una rilevante presenza online. Per esempio (in “cifra assoluta”) il totale di persone in rete in Polonia è simile a quello dell’Olanda, in Ucraina e nella Repubblica Ceca è circa al livello del Belgio, in Ungheria a quello della Norvegia.

In questo grafico le dimensioni del “resto dell’Europa” sono “arbitrariamente, ma non irragionevolmente” ridotte. È probabile che nei dati di questa fonte il totale europeo sia “sovrastimato” (e che in realtà sia più vicino a 200 che a 220 milioni).

Vediamo gli stessi dati come percentuali sulla popolazione, compresi gli Stati Uniti.

 

“Utenti” internet in 17 paesi
Percentuali sulla popolazione

17 paesi

L’Italia è ancora debole (particolarmente nell’uso “quotidiano”) ed è al di sotto della media europea. Da varie fonti risulta che nel 2006 l’Italia è stata superata dalla Francia – e, come percentuale della popolazione, anche dalla Spagna.

Benché con dati diversi, varie analisi confermano che ci sono anche altri paesi, oltre a questi, con una densità rispetto alla popolazione superiore a quella degli Stati Uniti (per esempio l’Australia). Comunque in tutti i paesi, compresi quelli a più alta densità, ci sono ancora ampi spazi di sviluppo.

Un altro confronto internazionale risulta da un nuovo studio del Censis (che, come quelli precedenti, riguarda anche altri strumenti di informazione e comunicazione).Vediamo qual è, secondo questa fonte, la situazione di uso dell’internet in cinque paesi europei nel 2006.

 

“Utenti” internet in 5 paesi europei
Percentuali sulla popolazione dai 14 anni in su

5 paesi

La parte più scura delle barre rappresenta l’uso “abituale”

È chiaro che l’Italia, in “cifra assoluta”, è al quarto posto in Europa.
Ma in rapporto alla popolazione non è fra i primi dieci paesi europei.
Preceduta, oltre che da Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna,
anche dai paesi scandinavi, dall’Olanda, dalla Svizzera e da altri.

In questo caso la definizione di “uso dell’internet” (come di altre risorse di informazione e comunicazione) si basa su un utilizzo dichiarato relativamente frequente (“almeno una volta nell’ultima settimana” – e si considera “abituale” se è “almeno tre volte nella settimana”). Il dato, perciò, è più rilevante di quelli basati su una definizione più estesa di “utente”.

In questo studio del Censis dovrebbe esserci una buona attendibilità dei confronti internazionali, perché si tratta di un’indagine svolta con la precisa intenzione di avere dati omogenei e direttamente confrontabili in cinque paesi.

Anche secondo questa fonte l’uso della rete in Italia è in aumento, ma rimane debole rispetto alla situazione di altri paesi. È interessante rilevare (come già indicato da altri studi di questo genere) che un maggior uso delle rete si ha dove c’è anche una maggiore diffusione di altre risorse (e in particolare della lettura di libri e giornali). Cioè si conferma che, anche a livello internazionale, c’è un divario fra abbondanza e scarsità, “abbienti” e “non abbienti” di informazione e comunicazione.


Altri confronti si trovano in in comunicato diffuso da Eurostat il 10 novembre 2006 (dati del primo trimestre di quell’anno). “Persone che usano l’internet almeno una volta alla settimana” in 23 paesi dell’Unione Europea (mancano i dati per la Repubblica Ceca e Malta) più due paesi europei che non fanno parte dell’Unione (Islanda e Norvegia).

 

“Utenti” internet in 25 paesi
(di cui 23 nell’Unione Europea)
Percentuali sulla popolazione dai 16 anni in su

25 paesi

Alcuni aspetti di queste statistiche non sono molto credibili (per esempio appare “sottovalutata” la Gran Bretagna). Ma, poiché si tratta di dati “ufficiali” dell’Unione Europea, è opportuno tenerne conto.

L’uso della rete cresce in tutta l’Europa, ma la posizione dell’Italia risulta molto debole e notevolmente al di sotto della media europea. Altre fonti indicano dati un po’ meno preoccupanti, ma sembra confermato che l’uso della rete in Italia, benché in aumento, rimane arretrato rispetto a molti altri paesi (e, in particolare, sta perdendo terreno in confronto alla Francia e alla Spagna).

Altri dati derivanti da questo studio Eurostat (differenze fra uomini e donne e in base all’età) si trovano nelle analisi sull’Unione Europea.

 

I grafici che seguono sono basati sui dati di un rapporto generale Eurisko del febbraio 2006 (dati aggiornati alla fine del 2005) che, per quanto riguarda queste analisi, risultano sostanzialmente confermati nel 2006 e 2007. In base a questi criteri non ci sono cambiamenti molto rilevanti rispetto al 2003-2004.

Vediamo la situazione per grandi aree geografiche. Si tratta di un quadro che da quattro o cinque anni rimane quasi invariato.

 

“Utenti” internet per aree geografiche
Percentuali

aree

La situazione risulta cambiata rispetto a sei anni fa, ma rimane ancora una maggiore concentrazione nel’Italia settentrionale. I dati del 2004-2005 confermano che si sta consolidando uno stato di equilibrio nelle regioni centrali – mentre nell’Italia meridionale e insulare, dopo un rilevante miglioramento tre o quattro anni fa, ora la situazione sembra stazionaria.

Nell’uso “frequente” della rete si rileva una maggiore concentrazione nel nord-ovest.

Poichè l’evoluzione di queste tendenze non segna grandi cambiamenti in periodi brevi, nel grafico che segue il confronto è con sei anni prima.

Naturalmente in questo grafico, come in quelli analoghi che seguono più avanti, occorre tener conto del fatto che il numero di persone online sei anni fa era meno della metà di quello di oggi. In “cifra assoluta” tutte le categorie sono aumentate.

 

“Utenti” internet per aree geografiche
1999-2005

Percentuali

aree

È evidente una progressiva tendenza verso un maggiore equilibrio, che però non si realizza in “tempi brevi”.


Negli anni scorsi l’uso della rete dal luogo di lavoro appariva più concentrato nell’Italia settentrionale, mentre l’uso da casa era relativamente più diffuso nel centro-sud. Ma ora sembra che queste differenze si stiano attenuando fino a diventare poco rilevanti.

Il prossimo grafico riguarda la suddivisione per grandezza di centri.

 

“Utenti” internet per grandezza di centri
Percentuali

centri

Negli anni scorsi le differenze si erano molto attenuate, ma nell’utimo periodo sembra che si manifesti di nuovo uno squilibro a favore dei centri più grandi. Comunque, ormai da parecchio tempo, non c’è più una concentrazione dominante nelle grandi aree urbane. L’uso della rete è distribuito su tutto il territorio. Il quadro non cambia se si considera l’uso “frequente” della rete. L’uso dal lavoro è, ovviamente, un po’ più concentrato nei “grandi centri”, ma anche da questo punto di vista le differenze si sono molto attenuate.

Vediamo, anche in questo caso, un confronto con sei anni prima.

 

“Utenti” internet per grandezza di centri
1999-2005

Percentuali – numeri di abitanti in migliaia

centri

Rispetto al 1999 si è attenuato il predominio delle città – e l’uso della rete è notevolmente aumentato nei centri “medi” e “piccoli”.

Ci sono ancora forti differenze in base all’età.

 

“Utenti” internet per età
Percentuali

eta

C’era stato, a partire dal 2000-2001, un afflusso di giovani (che prima erano assai meno presenti). Ma (com’era prevedibile) è in parte effimero e non si consolida nel tempo. Fra le persone che rimangono attive in rete sta di nuovo aumentando la presenza di adulti.

Secondo questa analisi il segmento tradizionalmente più forte (25-44 anni) sarebbe ora la metà delle persone online. Una fascia più estesa di adulti, dai 25 ai 54 anni, è il 65 % del totale (84 % nel caso dei collegamenti dal luogo di lavoro).

Rimane ancora molto debole la diffusione della rete fra gli anziani, ma si cominciano a notare piccoli segni di miglioramento (naturalmente non è facile capire quanto ciò dipenda dall’afflusso di persone anziane che decidono di collegarsi o dall’invecchiamento di chi era già in rete anni fa – ma, anche se non numerose, ci sono persone con più di settant’anni che imparano per la prima volta a usare l’internet e dimostrano di saperlo fare con abilità non inferiore a quella dei giovani).

Anche in questo caso si notano alcune differenze fra l’uso “domestico” e quello “dal lavoro”.

 

“Utenti” internet per età
Percentuali

eta

Mentre i giovani si collegano più spesso da casa, l’uso dal luogo di lavoro è prevalentemente di persone “adulte”. Nell’uso “da scuola” sono ovviamente meno numerose, ma non assenti, le persone di età post-scolastica (probabilmente questo è dovuto alla partecipazione a corsi di formazione e aggiornamento – oltre che alla presenza di insegnanti).

 

Vedi l’allegato per alcuni confronti internazionali.

A questo proposito vedi anche la pagina
riguardante l’internet nell’analisi su
I vecchi, l’informazione e la comunicazione
.

Nelle analisi riguardanti l’Unione Europea
ci sono alcuni confronti internazionali
in base all’età.

 

L’analisi per “titolo di studio”.conferma le tendenze già rilevate negli anni scorsi.

 

“Utenti” internet per livello scolastico
Percentuali

titolo di studio

Un notevole cambiamento era avvenuto fra il 1998 e il 1999, con una maggiore diffusione della rete nei livelli “medi”. L’evoluzione continua, ma senza “grossi” cambiamenti in periodi brevi. Quasi due terzi delle persone online (il 70 % nel caso dell’uso “frequente”) hanno un livello scolastico medio-superiore o universitario.

Vediamo un confronto fra il 1999 e il 2005.

“Utenti” internet per livello scolastico
1999-2005

Percentuali

titolo di studio

C’è stato un allargamento, ma rimane la concentrazione verso i livelli scolastici più alti. (I dati più recenti tengono conto della “laurea breve” e perciò non sono totalmente confrontabili a quelli del 1999).

Le differenze fra l’uso domestico e quello dal luogo di lavoro sono facilmente spiegabili.

 

“Utenti” internet per livello scolastico
Percentuali

titolo di studio

Le persone con un livello educativo più basso svolgono più spesso attività di lavoro in cui non è necessario o rilevante l’uso della rete. Inoltre l’uso “domestico” è diffuso fra i giovani che non hanno ancora completato il loro percorso scolastico.

Nelle analisi riguardanti l’Unione Europea
ci sono alcuni confronti internazionali
in base al livello scolastico.

Un quadro analogo risulta dall’analisi in base al reddito.

 

“Utenti” internet in base al reddito
Percentuali

reddito

Si conferma che la situazione tende a equilibrarsi. Ormai non c’è più un distacco rilevante nella penetrazione della rete fra i livelli “medi” e “alti”. Da questo punto di vista il quadro è analogo nell’uso “frequente”.

Anche in questo caso vediamo un confronto fra il 1999 e il 2005.

 

“Utenti” internet in base al reddito
Percentuali

reddito

È aumentata la diffusione nei redditi “medi” e anche un po’ nelle fasce più basse.

Queste sono le differenze fra l’uso da casa e dal lavoro.

“Utenti” internet in base al reddito
Percentuali

reddito

Come per il livello scolastico, è comprensibile una maggiore concentrazione nel redditi più alti dell’uso della rete dal luogo di lavoro.

Vediamo ora l’analisi per professione o attività.

 

“Utenti” internet per tipo di attività
Percentuali

professioni

Si conferma un allargamento nell’uso della rete a categorie più ampie, con una notevole diffusione fra gli impiegati e gli insegnanti.

La categoria “studenti” dopo gli aumenti registrati negli anni precedenti, non mostra un’ulteriore crescita nel 2004-2005. Non si rileva alcuno sviluppo nella presenza online delle “casalinghe”.

Le differenze fra l’uso da casa e dall’ufficio sono ovvie, con un maggior uso della rete per motivi di lavoro da parte di imprenditori, dirigenti,professionisti, impiegati.e insegnanti, come vediamo in questo grafico (limitato alle persone che hanno un’attività di lavoro diversa dalla gestione domestica).

 

“Utenti” internet per tipo di lavoro
Percentuali

professioni

Le persone che lavorano sono il 65 % di quelle che usano l’internet (l’85 % se si comprendono gli studenti). Chi svolge un’attività “di ufficio” rappresenta il 46 % di tutte le persone che usano la rete, l’81 % di quelle che si collegano dal luogo di lavoro.

 


Un altro dato interessante è la conoscenza dell’inglese.

 

Conoscenza dell’inglese
Percentuali

inglese

Con l’allargamento a categorie culturali ed economiche più ampie è ovvio che diminuisca la percentuale di persone online che pensano di “sapere bene” l’inglese (ma non si rileva una diminuzione di quelle che dicono di capirlo “così così”). Comunque la conoscenza della lingua internazionale rimane molto più alta fra gli “utenti” dell’internet che nella popolazione in generale.


Vedi La Torre di Babele
e Chi ha paura di sapere l’inglese?.

Intanto è molto aumentata la disponibilità di materiale in italiano nell’internet (vedi dati internazionali).

 

Continua a crescere la presenza delle donne in rete, ma la percentuale in Italia non è aumentata negli ultimi due anni.

 

% di donne in rete
(Percentuale sul totale “utenti internet” in ciascuna categoria)

donne

Alla fine del 2003 le donne risultavano essere il 41 % delle persone che si collegano all’internet in Italia. Due anni più tardi sembra che la percentuale non sia aumentata – mentre nei periodi precedenti c’era stata una continua crescita. Nel 2001-2002 si era rilevato oltre il 50 % di donne fra le “nuove” persone online, ma ora sembra che siano il 46 % (che, comunque, non è un livello “basso”, specialmente se confrontato alla situazione di alcuni anni fa).

Nell’uso “frequente” (ultimi sette giorni) la presenza femminile è un po’ più bassa (39 %) – anche in questo caso invariata dal 2003, ma aumentata rispetto agli anni precedenti (per esempio era il 33 % nel 2000). Evoluzioni come questa sono da valutare su periodi più lunghi, ma sembra che in questa fase non ci sia un avvicinamento alla “parità”.

Cinque o sei anni fa sembrava che in Italia fosse più alta la percentuale di donne fra le persone che si collegano dal posto di lavoro; poi è aumentato l’uso dell’internet da casa – e ora sembra che la situazione sia vicina all’equilibrio. Nell’uso da scuola (47 % femminile) la parità è vicina, ma – almeno finora – non del tutto raggiunta.

In un allegato si trovano alcune analisi
della presenza online di uomini e donne
secondo i vari parametri demografici.
Sono dati del 2002, ma il quadro delle differenze
può essere ancora considerato significativo.

Vedi anche La rete è femmina
e Le donne e la rete.

La percentuale di donne online è in continuo aumento in tutta l’Europa – e anche altrove nei paesi più evoluti, per esempio negli Stati Uniti. È probabile che nel medio-lungo periodo gli sviluppi internazionali contribuiscano a un’ulteriore evoluzione in Italia.

Nelle analisi riguardanti l’Unione Europea
ci sono alcuni confronti internazionali
sulla presenza di uomini e donne in rete.

 

Il prossimo grafico mostra come si suddividono le persone oggi collegate all’internet in Italia per “anzianità” nell’uso della rete.

 

Quando hanno cominciato a collegarsi
Percentuali sul totale di “utenti internet”

quando
Il dato non definisce numero di persone che erano collegate,
ma il livello di “anzianità” di quelle oggi online. Non è la stessa cosa,
perché c’è (e c’è sempre stato) un numero rilevante di persone
che cominciano a usare la rete, ma poi, presto o tardi, la abbandonano.

Con una crescita meno veloce, ovviamente, diminuisce la percentuale di persone “nuove”. Se (un po’ arbitrariamente) considerassimo “esperte” le persone che sono online da tre o più anni... dovremmo constatare che da da tempo, ormai, non sono una minoranza. Oggi sono più di tre quarti del totale. Quelle con cinque anni di esperienza sono oltre il 60 %.

Continua a diminuire la percentuale di persone “inesperte” – e comunque non è molto ragionevole pensare che i “nuovi utenti” siano impreparati e facilmente manipolabili. Molte persone imparano in fretta (specialmente quelle che usano l’internet più spesso). Oltre l’80 % dei nuovi arrivati dice di basarsi, per orientarsi nella rete, soprattutto sull’esperienza di persone che sono da più tempo online.

Ci sono differenze, abbastanza ovvie, di “anzianità” fra chi usa l’internet da casa e chi si collega dal luogo di lavoro.

 

Quando hanno cominciato a collegarsi
Percentuali sul totale in ciascuna categoria

quando

L’uso dal lavoro era prevalente fino al 1999. Poi (come abbiamo visto nei grafici all’inizio di questa analisi) è cresciuto di più l’uso da casa – ma sembra che nel 2005 la tendenza stia un po’ cambiando. Comunque, nonostante un afflusso di “nuovi”, due terzi delle persone che usano la rete per lavoro hanno cinque o più anni di esperienza.

 


Il prossimo grafico riguarda la diffusione dei sistemi e delle risorse di informazione e di comunicazione in Italia nel 2005 rispetto al 2001 secondo uno studio del Censis pubblicato nel 2006.

 

Uso di risorse di informazione
e comunicazione in Italia

Percentuali su totale popolazione

risorse

La parte più scura delle barre rappresenta l’uso “abituale”.
In questo studio la definizione è “penalizzante”
per risorse di disponibilità meno frequente come i settimanali e i mensili.

Tutte le risorse sono in crescita, meno i quotidiani e i periodici, in declino da dieci anni. Perfino l’onnipresente televisione sembra avere un leggero aumento. Sembra esserci una recente crescita nella lettura “occasionale” dei libri.

L’ aumento più forte, come ampiamente noto, è nell’uso “frequente” del telefono cellulare, che è quasi raddoppiato. Ma in totale (compreso l’uso “meno abituale”) la crescita percentuale più elevata (+ 78 %) è quella dell’internet.

Anche questo studio conferma che l’internet ha una presenza ancora modesta, ma non più “marginale”, nel patrimonio di informazione e comunicazione degli italiani. Conferma inoltre che l’uso della rete non è sostitutivo, ma convive con l’utilizzo di altri strumenti. Le persone attive online sono quelle che leggono di più e usano più spesso altre risorse. C’è una forte divisione fra i “meno abbienti” di informazione e comunicazione (la cui risorsa dominante è la televisione) e chi ha un ambito culturale “più ricco” con una gamma estesa di strumenti. (Vedi Il paradosso dell’abbondanza).

Tutte le analisi confermano che l’uso dell’internet non sostituisce alcuno degli altri mezzi di informazione e di comunicazione. Ne può, in parte, diminuire la frequenza e la durata. Secondo questa ricerca del Censis (confermata anche da altre fonti) il tempo è sottratto di più alla televisione – e comunque l’influenza percepita della rete sull’uso di altre risorse è in diminuzione.

 

“Da quando uso l’internet uso meno...”
Percentuali

uso meno

Le risposte a una domanda come questa riflettono più spesso percezioni soggettive che comportamenti reali. Ma l’esperienza conferma che l’uso dell’internet sostituisce raramente (e diminuisce poco) la lettura dei libri e della stampa quotidiana e periodica.

Ritorniamo alla situazione generale degli strumenti di informazione e comunicazione. Secondo la stessa fonte, questo è un confronto fra uomini e donne nel 2005.

 

Uso di risorse di informazione
e comunicazione in Italia

Per genere
Percentuali sul totale in ciascuna categoria

uomini e donne

La parte più scura delle barre rappresenta l’uso “abituale”.
Come già osservato, in questo grafico e nei due seguenti
la definizione “abituale” è “penalizzante”
per risorse di disponibilità meno frequente come i settimanali e i mensili.

Non è una novità che “in media” le donne leggano più libri e settimanali, ma meno quotidiani, degli uomini. C’è ancora una differenza rilevante nel caso dell’internet, ma è in diminuzione: nel 2005 rispetto al 2001 la presenza femminile nell’uso “abituale” della rete è aumentata del 124 %, quella maschile del 57 %.

Vediamo ora la stessa situazione in base al livello scolastico. I dati finora disponibili dividono il totale solo in due categorie: persone “più istruite” (diploma e laurea) e “meno istruite” (licenza elementare e media).

 

Uso di risorse di informazione
e comunicazione in Italia

Per livello scolastico
Percentuali sul totale in ciascuna categoria

istruzione

La parte più scura delle barre rappresenta l’uso “abituale”

Con una sola e ovvia eccezione, quella televisiva, tutti gli strumenti sono più usati ai livelli più alti di istruzione. Nel caso dell’internet sembra che la differenza si stia accentuando: rispetto al 2001 l’aumento dell’uso “abituale” fra i “più istruiti” è del 90 %, mentre è il 66 % fra i “meno istruiti”. Questo può sembrare in contrasto con quanto rilevato da altre ricerche (allargamento ai livelli “medi”) ma occorre ricordare che in questa analisi il livello “medio inferiore” è accomunato con quello elementare, in cui l’uso della rete è quasi assente.


Un altro confronto, basato sulla stessa fonte, distingue solo tre livelli di età: “giovani” (dai 14 ai 29 anni), “adulti” (30-64) e “anziani” (65 e oltre).

 

Uso di risorse di informazione
e comunicazione in Italia

Per età
Percentuali sul totale in ciascuna categoria

eta'

La parte più scura delle barre rappresenta l’uso “abituale”

È credibile che fra i giovani la frequenza d’uso del telefono cellulare abbia superato (per la prima volta nel 2005) quella della televisione. Mentre è diminuita, rispetto al 2001, la lettura “non occasionale” di libri nelle età inferiori ai 65 anni. La lettura di quotidiani e periodici è un po’ diminuita in tutte le categorie. L’uso “abituale” dell’internet cresce notevolmente rispetto al 2001 a tutte le età, ma di più fra gli adulti (+ 96 %) e fra i giovani (+ 90 %) che fra gli anziani (+ 40 %) la cui presenza in rete rimane scarsa (specialmente ai livelli di istruzione meno elevati) come confermato anche da altri studi.

Nel già citato nuovo studio del Censis, di cui finora è disponibile solo un rapporto preliminare, c’è un confronto con altri quattro paesi europei. In questo grafico vediamo una sintesi delle differenze più rilevanti.

 

Uso di risorse di informazione
e comunicazione in cinque paesi

Percentuali sulla popolazione

5 paesi

Si conferma una preoccupante debolezza dell’Italia nell’uso dei più validi strumenti di informazione e approfondimento: i libri, i giornali e la rete. Non solo nel confronto fra “grandi paesi” dell’Europa occidentale, ma anche rispetto a molti altri di paragonabile sviluppo.

Si conferma anche, come già osservato (e come è sempre stato indicato da ogni sorta di studi sull’argomento), che l’uso dell’internet è più diffuso, e più frequente, in quelle aree geografiche, nazionali, regionali, demografiche, sociali e culturali in cui è più ampia la gamma di risorse – e, in particolare, c’è l’abitudine della lettura.

 

Ancora una volta l’analisi dei dati disponibili dimostra che l’evoluzione della rete è in continua e reale crescita – ma non con un “moto uniformemente accelerato”. Ci sono rallentamenti, oscillazioni e discontinuità determinate dal quadro culturale e dalle scelte e dal comportamento delle persone. L’Italia ormai è entrata nel mondo delle reti, non più con un nucleo relativamente piccolo di persone particolarmente interessate, ma con una diffusione in strati sociali e culturali sempre più ampi. Anche se a livelli ancora modesti rispetto a quelli dei paesi più avanzati.

 

Alcuni confronti internazionali
(Unione Europea)

Per evitare un ingombro eccessivo
i confronti con altri paesi
dell’Unione Europea si trovano
in un documento separato

Unione Europea

I dati, finora, sono riferiti all’Unione “a 25 membri”

 

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